Un esordio potentissimo e atteso da molti
noti scrittori della narrativa italiana contemporanea.
Con il passo di una ballata, Mia moglie e io
mette in scena un protagonista che fa i salti
mortali affinché la mancanza di lavoro, e
dunque di realizzazione personale, non lo
annienti del tutto. Seguendo il ritmo di un
montaggio alternato, il protagonista si inventa
un mestiere e, con la moglie, mette in scena
atti efferati. I due interpretano cadaveri,
immaginando le loro storie, e girano cortometraggi
che sperano possano dare loro, un
giorno, una parossistica notorietà.
A questa narrazione si unisce quella dei lavori
che il protagonista svolge a tempo determinato:
le esperienze da manovale, da
commesso libraio e da orientatore. Lavori
esercitati con sovrumano impegno e ossessiva
epicità. La ballata incede con un registro
umoristico: humor nero che informa e deforma.
La danza si svolge tra il protagonista e
la propria sconfitta, la depressione, che assume
di volta in volta sembianze diverse fino
a mostrare la sua vera identità ovvero quella
di una donna con la quale il protagonista
instaura un rapporto sensuale e perverso, di
repulsione e attrazione.
Il controcanto di una tale esistenziale lotta
per la sopravvivenza è la dolcissima storia
d’amore con la moglie del protagonista: la
sua anima complementare. Speculativo lui,
pragmatica lei; astrattamente furioso l’eroe,
altrettanto dialogante l’amata: pur essendo
precaria, insegnante di scuola media, dimostra
al marito la possibilità di salvezza.