Un noir atipico, in cui nulla di quanto progettato dalla protagonista avrà esito positivo
Un romanzo capace di far sorridere e di far riflettere allo stesso tempo
Luisa è un’insegnante pendolare. Il suo diario, che copre dieci mesi, da settembre a luglio, è la cronaca quasi giornaliera dell’anno
scolastico e della sua vita privata. Luisa racconta di un lavoro ripetitivo, che non la gratifica, per giunta malpagato. Spesso si ammala
o finge di farlo per poter restare a casa. Con il marito Thomas i rapporti sono agli sgoccioli e la lontananza del figlio, che lavora
all’estero, di certo non la aiuta. Di pari passo crescono il malcontento, la diffidenza verso il prossimo, la solitudine e la noia. Così,
lentamente, Luisa si convince che per anelare a un’esistenza migliore l’unica cosa da fare è eliminare le persone che ora gliela rendono
difficile. Da questo momento in poi intraprende un personale percorso da serial killer, convinta che tutto questo le potrà donare
una rinnovata serenità. E invece niente andrà secondo i suoi piani. Proiettata in una rincorsa ossessiva ed egoistica verso il proprio
benessere, anche attraverso veri e propri crimini, ogni sua azione sembra votata al fallimento e a un epilogo drammatico. Bruciati vivi
è un romanzo sulla quotidianità, in cui le volute forzature riescono a descrivere perfettamente il grigiore dei tempi moderni.