Questo libro è – innanzitutto – due libri: Figurina enigmistica e Millivan e Sullivan. Una duplicità che raddoppia l'enigma insieme al gusto della lettura, dell'indagine del (e nel) testo. Mariangela Guatteri ha scritto un'opera che impiega e piega il periodare noto e ingannevole del gioco enigmistico, dell'interrogativo irrisolto e irrisolvibile, in narrazione appena accennata e subito ritratta (Millivan e Sullivan sono misteriosi protagonisti di vicende quasi à la Cortázar o sul filo dell'aneddoto che diventa micro-mito: «Millivan e Sullivan fanno una foto al monitor», «Millivan e Sullivan fanno un disegno»). Cosí l'autrice ci introduce nei risvolti complessi di una parola che racconta e tuttavia si frammenta e disperde, si polverizza. E diviene o si rivela allo stesso tempo anche politica, spiazzante, sempre ironica. Già dall'incipit, una citazione da Emilio Villa ci mette sull'avviso circa il piglio giocoso e allo stesso tempo franco del libro: «Ce le fai le figurine? Ci fai le facce? Ci fai le gambe delle donne? Fa delle righette». Il libro fa le figurine (e sorride sulle facce) di molti tic e dispositivi retorici criticabili della società contemporanea: dalla presunta interattività (falsamente dialogica) irrisa nelle prime pagine, ai bizzarri test che ci vengono sottoposti, alle ˜soluzioni' (di enigmi) che sono in verità immagini ardue, alla retorica della ˜realtà aumentata' di cui il testo sa beffarsi in righe memorabili. Ma memorabile è la tonalità dell'intero libro, ˜difficile'-ipnotica com'è poi di fatto la voce di Mariangela Guatteri, autrice di riferimento nel panorama della scrittura italiana di ricerca. (Marco Giovenale)