L'ordine delle fonti del diritto è uno strumento essenziale per l'attività degli interpreti: determina quali materiali, e con quale ordine di priorità , dovranno essere utilizzati nel processo di applicazione del diritto. Mentre la modernità giuridica ci ha consegnato, quasi come una sua “mitologiaâ€, l'aspirazione ad una razionalità verticale, gerarchica, nelle fonti del diritto, presieduta dalla legge, oggi i mutevoli rapporti di forza tra gli attori politici in una democrazia pluralista, il fluire incessante e incontrollabile delle relazioni di mercato nell'era della globalizzazione, il pluralismo e la complessità delle società contemporanee sembrano disgregare inesorabilmente l'ordine delle fonti del diritto. Così, alla tradizionale rappresentazione ordinata e monolitica del sistema delle fonti, compendiata nella familiare figura della piramide, si sostituiscono ora figure più complesse e disarmoniche, come la rete, l'arcipelago, o l'edificio barocco. Questo lavoro utilizza tale ultima rappresentazione, affatto dominante, del panorama delle fonti come punto di partenza per difendere l'idea che i rapporti tra le norme e le fonti all'interno di un ordinamento siano essenzialmente regolati da meccanismi di tipo gerarchico – l'idea, cioè, che abbia (ancora) senso parlare di gerarchia delle fonti del diritto e di gerarchia delle norme giuridiche. A condizione però di definire accuratamente la nozione rilevante di gerarchia normativa, depurandola da fuorvianti metafore di tipo “spazialeâ€, e di cogliere adeguatamente l'inesorabile componente interpretativa insita nell'attività di individuazione delle fonti e delle loro gerarchie.