I personaggi di questi racconti si specchiano quasi tutti nel mare cristallino del basso Sulcis, in Sardegna. Nel farlo si affacciano nel dirupo del tempo permettendo a questo di vedere in loro. Al di là dell’ambientazione, il filo rosso che li lega è proprio questo rapporto, questo confrontarsi direttamente o indirettamente con gli ineffabili riflessi del rapporto fra lo spazio e il tempo. Chronos è il motore di questi racconti, nel suo divenire una curva, una spirale che genera un universo, se si vuole un multiverso. La narrazione, di fatto prova a giocare con gli svincoli, con i bivi della vita. È in questo modo che i racconti si trovano spesso in bilico tra possibile e reale. A tratti sembrano scivolare su un crinale friabile, in cui i contorni del concreto si sfrangiano lasciando posto all’improbabile… pur sempre possibile. D’Altra parte - parafrasando Nietzsche - chi ha un perché abbastanza forte... può superare qualsiasi come.